GaBrecht
Metti una sera a cena con Giorgio Gaber (e Bertolt Brecht)
Racconti in musica
di e con
Marco Bellocchio
arrangiamenti al pianoforte
Antonio Torella
Metti una sera a cena con Giorgio Gaber (e Bertolt Brecht)
Racconti in musica
di e con
Marco Bellocchio
arrangiamenti al pianoforte
Antonio Torella
drammaturgia e regia
Marco Bellocchio
Arriviamo
a questo spettacolo dopo una freddolosa passeggiata nel centro storico di
Martina Franca, giungendo nell’accogliente cornice dell’ex ospedaletto che ha
ospitato Manufacta, la mostra mercato che da qualche anno accoglie
la creatività di giovani talenti “artigiani” che producono pezzi unici e
rigorosamente fatti a mano.
Nonostante
la rigida temperatura il pubblico ha assistito alla perfomance teatrale del
giovane attore martinese Marco Bellocchio. Se si digita il suo nome e il suo
cognome su un computer o più semplicemente nella nostra memoria siamo di fronte
ad un adulto e straordinario regista che porta alto il nome del cinema
italiano.
Domenica 28 dicembre invece, abbiamo incontrato in scena un
giovanissimo e, ancora per poco, anonimo attore rimanendo incantati e
piacevolmente stupiti. GaBrecht guarda
con profondo rispetto al grande Giorgio Gaber ed altri autori fra cui il grande
Kurt Weill, strizzando l’occhio alla
straniante impostazione teatrale brechtiana. Un attore che entra ed esce dal
suo ruolo di hypocrites, nella
accezione più nobile della parola, coadiuvato dalla presenza immancabile della
musica o, per meglio definirla, della canzone.
Marco
Bellocchio entusiasma quella parte di pubblico educato e silenzioso attraverso
la sua arte, la sua preparazione soprattutto e il suo indiscutibile talento,
supportato dall'efficacissimo pianista Antonio Torella. L’attore martinese con un’innata (e
auspichiamo duratura) “umiltà” scenica, con pirotecnica maestrìa ha condotto in
solitaria tutto il suo spettacolo le cui canzoni, appunto, si sono intervallate
a momenti di intensa drammaturgia composta dallo stesso Bellocchio. “In bilico, come un funambolo in equilibrio su una fune”,
così come dovrebbe essere l’equilibrio instabile dell’attore, sarà per i suoi
studi, sarà per il suo innato talento siamo di fronte ad uno di quei casi di
cui si parlerà molto negli anni a venire. Tuttavia, qualora questo non dovesse
accadere incitiamo il buon Marco a proseguire, che di questi talenti in giro ce
ne sono pochi. Una giovane e piacevole lezione di teatro. Quello vero. Ad
maiora. Applausi a scena aperta, con un bis. Sipario!
Buona Scena!
Carlo Dilonardo
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