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giovedì 16 giugno 2011

Primavera Dei Teatri, XIIEdizione


2 Giugno, Teatro Sybaris, Castrovillari (CS)


Frateme

testo e regia di Benedetto Sicca;
con Paola Michelini, Luca Saccoia, Giorgio Sorrentino, Emilio Vacca, Valentina Vacca, Francesco Vitiello, Camilla Zorzi;
movimento Pablo Volo; scenografia Flavia di Nardo e Tommaso Garavini;
disegno luci Marco Giusti; costume stylist Simone Valsecchi;
produzione Vincenzo Ambrosino; organizzazione Hilenia De Falco; logistica Adele Gallo; amministrazione Sergio Tassi; in coproduzione con Benevento Citta’ Spettacolo,Festival Delle Colline Torinesi, con il contributo Di Banco Di Napoli, con il sostegno Di Exvoto , Nuovo Teatro Nuovo

Torna a riaccendersi il clima partenopeo della rassegna di Castrovillari. Questa volta si tratta di un family melodrama scritto e diretto dal giovane Benedetto Sicca, ambientato nei quartieri periferici di Napoli, a Forcella. Tre fratelli, Primo (Emilio Vacca), Secondo (Franceso Vitiello) e Seconda (Valentina Vacca), sono alle prese con le loro vicende sentimentali, legati non solo dall'affetto, ma dalla consapevolezza di una vita difficile colma d'insidie rispetto alla loro omosessualità. Un caso, certo, ma dai risvolti di un tragico passato che racchiude forse qualche lacuna di un'opera drammaturgica, tutto sommato efficace. La scena: un impeccabile spazio vuoto, con sedie e tavoli mobili in acciaio. Questo spazio è interamente nelle mani di un nutrito ed eccellente cast di giovani attori, pronti a riaccendere il clima drammatico della casa e degli altri luoghi vissuti dai protagonisti, immaginando gesti che stimolano a rivivere emozioni perenni per i personaggi. Dai battibecchi in cucina tra Primo e sua madre, oltre a ritrovare un attrice del calibro di Paola Michelini, riaffiora il piacere di un'interpretazione di gioco reale, mantenuta dai bravissimi due attori, e con un giovane Emilio Vacca perfettamente incline all'orgoglio e alla prepotenza del suo personaggio, alle sue “teorie di vita”, in cui coinvolgerà un ipotetico amante (il dottore quieto di Luca Saccoia) . Quelle che dovevano essere le lezioni d'inglese per Seconda, diventano invece le prime ore d'amore per lei e una fragile insegnante (Camilla Zorzi) in contrasto con la vulnerabile ma dirompente e simpatica verve della giovane ragazza napoletana, magistralmente resa da Valentina Vacca. La vulnerabilità è anzitutto ben rappresentata da Francesco Vitiello, che da uno stato d'animo all'altro, rende generosamente partecipe lo spettatore di un filo conduttore, quello di Secondo, cui sono appesi gli altri nodi della pièce. Tali intrecci bruciano dalla scena di una cena collettiva in poi, dove non ritroveremo più i motori comici fin'ora riscontrati. L'amicizia cui verrà meno un ragazzo, Antonio (il grande Giorgio Sorrentino) nei confronti di Secondo e dell'amore di costui con un giovane ormai scomparso da tempo, scardinerà un lasso di tempo molto lungo dove la drammaturgia esaspera i temi fino ad ora trattati, spezzando una linea di ritmo sul finale che poteva ancora tenere. Nonostante ciò, lo spettacolo ha avuto un meritato successo.

Mauro Sole

?Radio Argo

Regia e con Peppino Mazzotta

testo Igor Esposito; musiche originali Massimo Cordovani;disegno sonoro Cesare Gardini

disegno luci Paolo Carbone; scene Angelo Gallo; costumi Rita Zangari

una produzione Teatro Rossosimona

Uno dei più celebri attori calabresi Peppino Mazzata regala, nell'arco di un'ora, un viaggio quasi onirico nel mondo dei miti, durante e postumi la guerra di Troia, nella fattispecie di immagini consuete e non: personaggi, o lo stesso personaggio che cambia, in una simbiosi immaginaria di soggetti vicini alla società moderna narrati in una dimensione simbolica. La sua voce è come quella di un cronista fantasmagorico, munito di microfoni negli angoli in cui si sposta su una sedia a rotelle. Narra la dimensione umana dei personaggi di Agamennone, Clitennestra, Ifigenia, Egisto e Oreste. I personaggi appena citati vanno e vengono nell'interpretazione e nella voce di Mazzotta, supponendo la loro vicinanza ai tempi odierni cui lo spettatore appartiene. Un canto dal background virtuale che allieta e rimbomba di spietata tristezza e crudeltà ma che talvolta perde di contatto con lo spettatore a causa di un ritmo smorzato e anche un po’ noioso. Ammalia, comunque, lo scenario da sogno cui l'attore si lega: attraverso la forma di un trans al centro del palco con un mazzo di rose, davanti a noi una Ifigenia nostalgica che ci pervade e ci inquieta; si passa ad un sussulto tra Agamennone e Clitemnestra che porta il sapore di dialetto calabrese un po’ pregnante di macchietta; un radiofonico dall'estroso fascino ambiguo che ci fa riflettere sull'abuso del potere ora e sempre dell'individuo che nella più totale ipocrisia si spaccia per il più sensibile; il mecenate in cui l'attore si trasformerà aggrappandosi a un podio con altrettanti microfoni. Sbeffeggiando gli idealismi perbenisti, diverte quest'immagine di un personaggio che non si nasconde nell'ombra e si assolve di una colpa cui obbiettivamente tutti contribuiamo a commettere. Ora l'attore, che per le lunghe ha tenuto nel più completo assemblamento, in una camera d'ascolto profondo e che ricorda la visione registica di Valter Malosti, scatena “tranquillamente” i sentimenti come ultimo sprazzo di luce veritiera dopo i pochi che hanno fatto breccia nel corso dello spettacolo. Come chi dissolvendosi dai fantasmi di ricordi belli ma soprattutto tragici, esige e chiede la libertà della propria vita rifuggendo dal potere altrui e cercandosi il proprio. Grandi Applausi!

Mauro Sole

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